venerdì 17 ottobre 2008

TUTTI vs GELMINI...

E’ ripartito da poco più di un mese il nuovo anno scolastico in tutta Italia. Sarà un anno non facile, all’insegna dei tagli (87 mila posti in tre anni per gli insegnanti e circa 43.000 per il personale Ata).

Il ministro Mariastella Gelmini, per adesso garantisce che la sua riforma produrrà buoni risultati, ad esempio sul tempo pieno, che non sarà toccato, anzi verrà aumentato. «Il servizio crescerà significativamente. Saranno offerte più scelte per le famiglie. Accanto agli attuali modelli a 27 e 30 ore settimanali, ci sarà infatti a disposizione quello a 24 ore, oltre ovviamente al tempo pieno». «Eliminando la compresenza di più professori - aggiunge la Gelmini - e aumentando di ottomila posti i docenti del tempo pieno, si aumenterà sensibilmente il numero di famiglie che usufruiranno del tempo pieno». «Addirittura - sottolinea - come risulta da una simulazione fatta da Tuttoscuola il tempo pieno sarà incrementato del 50%. È il mio obiettivo». Il ministro non fa mistero di quello che pensa. La scuola, dal suo punto di vista, è uno «stipendificio» da fermare, un «ammortizzatore sociale» da riformare. «I dipendenti della scuola sono più di 1.300.000: troppi. Ne voglio meno, più pagati. La scuola deve riconoscere il merito di tanti bravi che ogni giorno lavorano tra mille difficoltà. Il bilancio del ministero dell’Istruzione è utilizzato, infatti, per il 97% per pagare stipendi».

Inizia oggi intanto il lungo mese caldo delle proteste anti-Gelmini, con lo sciopero nazionale e relativo corteo indetto dai Cobas. Ma gli studenti si sono mobilitati già da giorni: la protesta più originale è quella degli studenti del liceo classico Minghetti di Bologna, che ieri mattina si sono caricati in spalla banchi e sedie e li hanno portati fino a piazza del Nettuno, dove hanno assistito a due ore di lezione all’aperto (chimica e letteratura italiana). Ma occupazioni e autogestioni contro la riforma dell’istruzione voluta dal ministro Mariastella Gelmini continuano in tutta Italia. E oggi è la volta dello sciopero dei Cobas della scuola, che scenderanno in piazza a Roma con una manifestazione nazionale: nel mirino delle proteste, l’adozione del maestro unico e la revoca del tempo pieno, il taglio agli organici e agli orari di lezione, il blocco del turnover, la chiusura dei plessi scolastici nei piccoli centri.

Proprio a Roma, è arrivata al secondo giorno l’occupazione del liceo classico Terenzio Mamiani, dalle cui finestre è stato appeso lo striscione «Mamiani (pre)occupato, è solo l’inizio». L’occupazione ha coinvolto un centinaio di studenti. Mentre a Genova, gli studenti delle medie si sono organizzati in un movimento chiamato «Kaos», che oggi sfilerà in corteo per le strade della città assieme alle associazioni degli studenti universitari, unendosi idealmente alla manifestazione sindacale di Roma.

Prosegue intanto lo scontro politico sulle proteste contro il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Se Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto, definisce le «notti bianche» della scuola «uno spreco da 180 milioni di euro» per via dell’energia elettrica consumata, un altro governatore, Nichi Vendola (Puglia), rinnova il suo sostegno a studenti, genitori e insegnanti in lotta contro quella che viene definita una «violenta controriforma». Oggi lo sciopero generale indetto dai Cobas coinvolgerà, oltre a tutto il personale della scuola, i trasporti (fermi dalle 8.30 alle 17), i vigili del fuoco e gli operatori della sanità. La manifestazione nazionale partirà da piazza della Repubblica, con un corteo che arriverà fino a piazza San Giovanni.

Anche i Comitati degli insegnanti precari hanno annunciato la loro adesione allo sciopero, contestando «l’estemporaneità delle iniziative legislative, l’assenza di attendibilità pedagogica, l’iter d’urgenza scelto dal governo», oltre al «mancato rispetto degli impegni sanciti dalla finanziaria 2007 in materia di docenti precari». In contemporanea al corteo romano, si terranno manifestazioni in varie città italiane. A Milano, marcerà da piazza Missori anche la federazione provinciale di Rifondazione comunista, che sottolinea la necessità di «un grande fronte di mobilitazione contro l’attacco frontale alla scuola pubblica». «Distruggendo la scuola - afferma il Prc del capoluogo lombardo - si scardina uno dei luoghi fondanti della cittadinanza: nella società della conoscenza, limitare l’accesso al sapere significa condannare un paese alla barbarie, e limitare la cittadinanza di uomini e donne».

Per non parlare poi delle cosiddette “classi ponte”. Una vergogna! Il ghetto nel quale il governo vuole chiudere gli immigrati, i diversi, va contro la nostra tradizione e la nostra cultura, e fa regredire la scuola di decenni. Si ritorna alle classi di inserimento, le classi differenziate.

“Oggi tocca agli stranieri, domani potrebbe essere il turno di altre categorie di persone” ha scritto il professore Franco Tessitore sul portale on line di notizie www.grazzaniseonline.eu

Non esitate ad esprimere il vostro punto di vista sulla riforma e le vostre tesi pro o contro la rivoluzionaria visione della scuola proposta dal contestatissimo ministro Gelmini, nella sezione "commenti" al post.

Luigi Pezzera

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sinceramente io a sta Gelmini non la capisco proprio...Bò...

Anonimo ha detto...

tutti in piazza contro la gelmini!!!!!

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